Psico News. Gli psicologi e le frasi che danno ai nervi

“Io non posso sapere qual è la cosa giusta da fare, solo tu lo sai!”, “Non scappare, la strategia è starci in questa emozione, anche se non ti piace”, “la domanda non è perché, ma come”, “la consapevolezza è il primo passo!”, “su questa cosa dobbiamo lavorarci”. Queste alcune delle frasi che vengono generalmente attribuite agli psicologi e che, ammettiamo, diciamo anche noi! E ogni volta una smorfia di stizza spunta sul viso dei nostri pazienti. Dottoressa vengo qui per star meglio e lei mi liquida in questo modo? qualcuno risponde. Forse alcuni, ascoltando queste parole, pensano anche che la laurea in psicologia si prenda con i punti del latte! Invece no. Proviamo a spiegare il perché di queste frasi “retoriche” o da “strapazzo”. Partiamo dalla prima per la quale la spiegazione è abbastanza intuibile, a livello etico ed anche deontologico, lo psicologo non può prendere decisioni al posto del paziente per il semplice motivo che non esiste quasi mai una risposta giusta. Se quella decisione dovesse rivelarsi sbagliata ci troveremmo a pagare le conseguenze di una scelta non nostra; sarebbe bello e rassicurante che qualcuno prendesse il nostro posto quando la vita si fa difficile, come quando eravamo bambini. Alcune volte si va dallo psicologo con questo stato d’animo: alla ricerca dell’adulto che ci indichi cosa fare, che ci sollevi dal peso della scelta, che si assuma la responsabilità al nostro posto. La psicoterapia ha proprio lo scopo inverso: far emergere la nostra parte matura ed autonoma, non favorire le dipendenze.  Consapevolezza, stare nelle emozioni, lavorarci su… a queste frasi possiamo dare una spiegazione comune. Siamo nel campo delle emozioni, proviamo ad immaginare che queste assumano le sembianze di animali selvaggi, tigri e leoni, per fare un esempio ed immaginiamo che la richiesta fatta allo psicologo sia quella di domare questi animali come accade in un circo. Un domatore esperto, rimanendo nella metafora, ci spiegherebbe che è raro che un animale impazzisca e morda o sbrani il domatore, finché è cucciolo l’animale vede nel domatore il capobranco, per cui acconsente a tutto, poi sarebbe compito del domatore comprendere che la natura dell’animale prevede che ci sia un cambio della guardia e che lui lotti affinché questo avvenga. Molti domatori pensano che infliggendo offese producano l’effetto desiderato: domare l’animale. Invece, bisogna accettare che l’animale è cresciuto e non potrà più essere addomesticato e che il suo ruolo cambi. Con questo parallelismo si intende dire che, mortificare le emozioni quando queste superano la nostra soglia di accettazione impedendo loro di emergere, produce un effetto contrario che generalmente si traduce nei sintomi per cui ci rivolgiamo allo psicologo (ansia, depressione ecc…). Parafrasando il buon vecchio Freud: le emozioni inespresse non muoiono mai, trovano solo un altro modo per uscire ed è generalmente peggiore.

 

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico.

Per info 331 7669068

 

Dott.ssa Anna Romano, psicologa esperta in età evolutiva. Per info 349 6538043

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