Risponde alle nostre domande la Dott.ssa Pia Vicinanza, psicologa-psicoterapeuta, responsabile dello spazio d’ascolto presso la clinica Chianciano Salute.
Dottoressa uno degli ambiti in cui svolge la sua attività professionale è quello della Procreazione Medicalmente Assistita. Ci racconta in che cosa consiste il suo intervento?
Sono responsabile di uno spazio d’ascolto e di accompagnamento al percorso di PMA presso la Clinica Chianciano Salute. Il mio ruolo è quello di accogliere, raccogliere e contenere emozioni, pensieri e fantasie che emergono nella coppia durante il cammino verso la maternità e la paternità raggiungibili attraverso tecniche di fecondazione assistita. Mi piace immaginare il percorso come un viaggio incerto verso una meta tanto desiderata, un figlio. La coppia si prepara al viaggio investendo energia, speranza, ma anche tanta paura che dovrà trasformare in coraggio.
In quali casi è indicato un supporto psicologico per le coppie che affrontano percorsi di fecondazione assistita?
Le coppie che affrontano il percorso di PMA sono donne e uomini feriti, che si sentono responsabili persino di fronte alla società di quella che vivono, proprio per questo, come un’incapacità che inficia il loro essere uomo e essere donna. È come se la società richiedesse al rapporto d’amore di essere completato necessariamente all’arrivo di un figlio. E’ sempre indicato secondo me un percorso psicologico in quanto ritengo che sia di primaria importanza prendersi cura di quella ferita che rimanda alla mancanza di un figlio e alla difficoltà di averlo. Bisogna intervenire poi per restituire innanzitutto alla coppia la dimensione del desiderio e della speranza e far sì che quel percorso di procreazione assistita diventi per la coppia stessa un’opportunità.
Per quanto ci siano continui progressi in questo settore che aumentano la possibilità di successo delle tecniche di PMA, le coppie si trovano spesso a confrontarsi con tentativi fallimentari prima di vedere realizzato il proprio desiderio di genitorialità. Quale l’impatto sul singolo e sulla coppia dal punto di vista psicologico?
Ogni tentativo fallito è per la coppia un lutto da elaborare e sensi di colpa da superare nei confronti del compagno o della compagna. Relativamente ai due questo impatto è destabilizzante in quanto, crollato il progetto di vita primario, diventa difficile ristabilire un nuovo equilibrio che permetta alla coppia stessa o di ripercorrere ancora una volta la strada della PMA o di individuare un progetto alternativo che potrebbe essere, per esempio, quello dell’adozione o addirittura della rinuncia alla genitorialità. Relativamente al singolo l’impatto ha a che fare con l’emergere di un vissuto di inutilità, di incapacità, che va a minare il valore del proprio essere.
Fecondazione eterologa. Quali le possibili “complicazioni” dal punto di vista psicologico di cui la coppia deve farsi carico?
La fecondazione eterologa, cioè quella tecnica che avviene attraverso la donazione di un gamete, o maschile o femminile o di entrambi, indubbiamente suscita maggiore tensione e ansia visto che implica l’accettazione incondizionata di una diversità più necessaria che desiderata. La cellula donata, infatti, non consente alla coppia di conoscere il donatore o la donatrice per cui il momento della nascita diventa insieme tanto desiderato rispetto alla genitorialità, quanto temuto rispetto alla diversità. È come se la coppia intraprendesse un cammino a tre, visto che in essa si inserisce il fantasma del donatore o della donatrice ignoti. Questa situazione fa emergere continui interrogativi relativi all’appartenenza e all’identità del nascituro (lo sentirò mio? E se finissi per rifiutarlo? E se mio marito non dovesse accettarlo?). E’ fondamentale aiutare la coppia a far emergere dubbi, paure, fantasie e condizionamenti culturali e sociali che potrebbero minare sia l’equilibrio del rapporto sia l’evoluzione della relazione madre-figlio, padre-figlio, madre-padre.
Si occupa anche di coppie che, per necessità o per scelta, devono rinunciare al sogno di diventare genitori? Come interviene in questi casi?
Per gli aspiranti genitori che vedono fallire tanti tentativi di PMA, è inevitabile che si arrivi al rifiuto non solo di un altro tentativo, ma persino del diventare genitori. Perché la rinuncia non venga vissuta come sconfitta, il mio intervento mira ad ampliare gli orizzonti del sé, nutrendo quegli aspetti dell’essere donna, dell’essere uomo, dell’essere coppia, aspetti che sono stati talvolta oscurati dal desiderio non realizzato di genitorialità. È importante, ancora una volta, dare valore all’essere persona stimolando la consapevolezza e la valorizzazione di sé e restituendo anche un’idea diversa di generatività.
Cosa consiglierebbe ad una coppia che sta per intraprendere questo percorso?
Ad ogni coppia che decide di intraprendere un percorso di PMA consiglierei innanzitutto di esserci l’uno per l’altro, di sostenersi e di alimentare il loro rapporto attraverso il rispetto, il sentimento, la sintonia degli intenti: tutto ciò alleggerirebbe il peso di un percorso difficile e incerto, darebbe a ciascuno più energia, più tenacia e più speranza nell’affrontare anche più di un tentativo e potrebbe, infine, aprire la mente e il cuore anche a nuove prospettive di genitorialità intesa come “prendersi cura”.
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