Rent a scooter: la nuova sfida per la vivibilità cittadina

Negli ultimi anni il turismo sta vedendo un aumento esponenziale di numeri. Aumentano i viaggiatori e, di conseguenza, i servizi connessi al settore.

Non solo alloggi, ma anche servizi connessi quali ristoranti, bar, escursioni e noleggi di scooter, auto e barche. Insomma, un intero ecosistema che impatta direttamente sulla vivibilità dei cittadini.

Negli ultimi anni l’attenzione è sempre stata rivolta al settore extralberghiero, incolpato di sottrarre abitazioni a scopi abitativi senza considerare che molte di quelle abitazioni, negli anni precedenti, erano destinate alle seconde case dei villeggianti.

In pochi, invece, hanno notato la profonda trasformazione del tessuto commerciale. Bar che diventano ristoranti, salumerie che diventano bistrò, paninoteche o wine bar, pescherie che di sera si trasformano in street food e piccole attività di nicchia che diventano self service 24h. Insomma, il commercio elettronico più che una conseguenza sta diventando una necessità.

Uno dei problemi che nessuno sembra aver ancora affrontato è il moltiplicarsi delle attività di noleggio scooter che, diversamente da altri tipi di attività, impattano in modo significativo sulla vivibilità dei cittadini. In che modo?

Basta passeggiare per la città per notare, negli stalli riservati alla sosta dei motorini, schiere di scooter dello stesso modello, stesso colore e con adesivi pubblicitari di compagnie di noleggio scooter. Tali veicoli sostano “gratuitamente” negli stalli riservati, appunto agli scooter. Sembra non esserci alcun problema, se non fosse che tale sosta “commerciale” si configura più come un’occupazione di suolo pubblico “abusiva” piuttosto che ad una sosta momentanea.

Basta effettuare un paragone con gli altri tipi di attività commerciali dove anche solo per esporre uno stand per la vendita di cartoline è dovuto il pagamento per l’occupazione di suolo pubblico. Perché tale sistema non viene applicato anche agli scooter? Eppure sono facilmente riconducibili alle attività commerciali e, quindi, allo “scopo commerciale”.

Sicuramente vi è un vuoto normativo, ma, ciò non toglie che la questione potrebbe e dovrebbe essere affrontata con una certa urgenza al fine di evitare che i cittadini vengano sempre più penalizzati anche nel trovare uno stallo per la sosta dei motorini.

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