Il 2 aprile è stata celebrata la giornata mondiale dedicata all’autismo. Un bambino su 68 soffre di sindrome dello spettro autistico, un dato purtroppo cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni (dati presi da Repubblica.it), tante in tutta Italia le iniziative proposte per aiutare bambini e genitori. Anche noi desideriamo dare il nostro contributo suggerendo, per chi fosse interessato a saperne di più, un libro che ci è capitato di leggere qualche tempo fa, colpite dal titolo: Reperto occasionale, di Giovanni Papa. Un racconto provocatorio, diretto, puntuale. Un libro sagace, scritto come se a raccontarlo fosse il protagonista. Un bambino autistico. Avvincente al punto che lo si divora in una sola volta. Reperto Occasionale è la storia di una famiglia con un bimbo autistico raccontata dal punto di vista del piccolo, fin dalla nascita. E proprio perché il punto di vista e la narrazione sono sue che questa assume sfumature, tratti per meglio dire, “autistici”. Si salta di palo in frasca e si alternano ecolalie e stereotipie.
“Perché le vicende narrate sono talmente forti che solo una mente autistica avrebbe potuto narrarle con tanta indifferente freddezza. Lo stesso universo che ruota intorno all’autismo (dalla psicologa del nido alle tutor ABA) viene osservato come da un entomologo, come da un Jean Renoir della letteratura, ed esplode nelle teste e nei cuori del lettore con tutta la sua brutale verità”.
Questo il commento di Umberto Eco al testo. Non avremmo saputo dirlo meglio.
Quella che ci viene mostrata è la vicenda di un semplice bambino che tenta di vivere la sua vita normalmente, perché è così che si sente. Normale. Abile. Ma inadatto al mondo che lo circonda. E che lo guarda dall’alto dei protocolli, delle strategie comportamentali, delle lobotomie miracolose invece che dalla sua di altezza. Quella di un bambino di 4 anni che anche se parla non sa parlare, parafrasando il testo. Il protagonista di questo libro racconta il mondo dell’autismo dall’interno, proponendo una nuova prospettiva ad esempio, delle stereotipie: un modo per evadere, per rilassarsi. Questo, probabilmente è già noto a molti. Ma l’autore riesce a regalarne l’effetto, sulla pelle e nel cuore del lettore.
“perché io, come tutti quelli che hanno il mio disturbo o qualcosa del genere, giudicavo l’autostimolazione la goduria più grande dell’universo. […] ci piace troppo, è come la vostra droga. Non potete lasciare che uno si droghi solo perché gli piace, dovete fare in modo che non lo faccia più, per quello che comporta a livello personale e sociale. Cacchio!”
E ancora…
“Betadyne, era una parola che mi piaceva.
Aveva un suono irresistibile.
Beta BetaBetadyne Beta betaBetadyneBetadyneDyneDyne Beta Beta. Bellissima: da stereotiparsi per ore”.
Abbiamo apprezzato il modo in cui l’autore ha capovolto il punto di vista. Mostrando che dietro un muro di sguardi negati e di indifferenza, di apparente menefreghismo si cela una bambino che legge e comprende tutto con estrema puntualità, ma giudicando il film della vita con altri criteri, altri protocolli. Altre emozioni. Ci ha colpito il passaggio in cui racconta della separazione dei genitori e del fatto che mentre agli occhi di altri, certe cose possano piombare tra capo e collo e sorprendere, quello che a volte accade ad un bambino autistico, a lui in questo caso, è di vedere solo la fine di una storia destinata a chiudersi ancor prima della sua nascita e di cui è stato spettatore momento per momento di accadimenti che potevano portare ad un unico finale, questo.
Forse ai più può apparire estremista, aspro. A noi ha fatto pensare ai bambini e ragazzi autistici con cui abbiamo lavorato, a quanto per loro certe cose fossero chiare, semplici. E che viceversa le stesse che a noi venivano naturali, come guardarsi negli occhi mentre parliamo, per loro fossero assurde. Difficile. Inutile. Il protagonista del libro ha una grande abilità a leggere le emozioni. La tensione della madre e la stanchezza del padre. La rabbia della nonna materna e l’inettitudine di alcune psicologhe. Solo che non sa dirlo. Non sa dire alla madre che sente che è nervosa allora di rimando le ripete frasi dei cartoni o il verso di Pingu. Non sa dire al papà “ti voglio bene”, quando, costringendolo a guardarlo negli occhi gli dice che presto o tardi lui e la mamma si sarebbero separati. E così di tutta risposta gli parte una frase palilalica. Sa parlare, ma non sa come dirlo.
Questo libro ci ha commosse, innervosite, sorprese. Sicuramente non ci ha lasciate indifferenti. Racconta con durezza le difficoltà che ogni famiglia che ruota intorno ad un bambino autistico vive. Le speranze di guarigioni miracolose, i giri forsennati alla ricerca della soluzione migliore, del dottore migliore, del posto migliore. Lo sfinimento e la rabbia che si prova. Non propone soluzioni, non descrive diagnosi, non suggerisce ipotesi. Racconta l’autismo con naturalezza. Per quello che è.
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico
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Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043