Come interpretare il rapporto con l’attività creativa, questo il fil rouge della II giornata del festival sorrentino. Esperienze personalissime, tra di loro diverse, ma accumunate dalla ricerca del senso della scrittura.
Primo appuntamento del pomeriggio appena trascorso quello con lo scrittore Antonio Manzini che ha dato vita al personaggio -ormai anche creatura televisiva- del vicequestore Rocco Schiavone. La bellissima cornice della Chiesa dell’Addolorata, quindi, è divenuta il salotto in cui indagare il suo rapporto con il mezzo televisivo e “la potenza delle immagini”, senza mai dimenticare le mille potenzialità della scrittura che, nel giallo, “permette di portare avanti due racconti attraverso gli occhi del personaggio”. Una ricostruzione del genere del tutto peculiare, quella offerta da Manzini: “il giallo, per me, è un pretesto per parlare del nostro Paese”, confrontandosi con un personaggio, a tratti, invadente, ma che, in fondo, rappresenta le contraddizioni del genere umano. “Schiavone è un depresso, ma un depresso che vuol vivere”.
Ed è invadente anche la presenza della scrittura nella vita di Daria Bignardi che ha raccontato del lungo percorso per la sua emersione, avvenuta tardi, ma ampiamente nutrita, sin dalla più tenera età, dai classici della letteratura francese e russa, passando per la collaborazione con varie testate giornalistiche, sino a quella di autrice televisiva, per giungere al momento della “rivelazione”: a quaranta anni, dopo la morte di quella madre tanto presente e la genesi di “Non vi lascerò orfani”.
Ad intervallare i due momenti di confronto, il sincretismo di Michelangelo Iossa che ha proposto un percorso appassionato e coinvolgente entro i meandri di uno dei gruppi più amati di sempre: i Beatles.
Angelina Scarpati