S. Antonino e Torquato Tasso, i due numi tutelari di Sorrento

Ogni città ha i suoi numi protettori: anche Atena e Roma avevano i loro Dei che li proteggevano e li difendevano.

Sorrento ha due Numi Tutelari– Essi èsono il Santo Protettore, Sant’Antonino Abate e il più grande poeta epico italiano, Torquato Tasso.

Il primo nacque a Campagna (presso Eboli in provincia di Salerno), divenne benedettino nel monastero di Montecassino, da dove scappò quando i Longobardi lo conquistarono e lo devastarono dirigendosi verso il Sud, fermandosi per molti anni a Stabia, presso il Vescovo Catello e giunse a Sorrento, nel monastero di S. Agrippino, dove fu eletto abate e dove morì il 13 febbraio dell’anno 625 e, venerato dai sorrentini come santo, ha protetto Sorrento in diverse occasioni.

Tasso nacque a Sorrento l’11 marzo 1544, da Bernardo, nobile bergamasco, segretario del principe Ferrante Sanseverino di Salerno e Porzia de’ Rossi, napoletana; dovette lasciare Sorrento, in giovanissima età,  con il padre che seguì il suo principe esiliato dai possedimenti imperiali e iniziò a girovagare l’Italia. Studiò a Padova, fu accolto a Ferrara presso i duchi d’Este e morì a Roma il 25 aprile 1595. Ritornò a Sorrento, a far visita alla sorella Cornelia, che viveva ivi, avendo sposato un nobile della famiglia Sersale, Marzio. Il suo nome ha salvato Sorrento due volte.

Sant’Antonino aveva i poteri di esorcista e numerosi sono i miracoli di cui è accreditato, una testimonianza dei quali è esposta nella Basilica a Lui dedicata e ben due statue testimoniano il legame a Lui della Città: la prima, in  tufo grigio, all’ingresso del Centro Storico di Sorrento, era posta sulla porta d’ingresso a Sorrento da occidente e la seconda, nella piazza a Lui intitolata, di fronte alla Basilica, in marmo bianco, a ricordo della liberazione della Città dal colera nel 1868.

I quadri più importanti esposti nella Basilica  rappresentano storici miracoli che salvarono Sorrento mercé l’intervento del Santo: la liberazione della città dall’assedio del Principe Sicardo di Benevento istoriata da Giovan Battista Lama nel 1734 al soffitto della navata centrale e la liberazione di Sorrento dall’orribile peste del 1656, riprodotta da Giacomo del Po nella crociera del sacro edificio.

La testimonianza maggiore della fede dei sorrentini nel loro protettore e degli interventi miracolosi dello stesso è  esposta lungo le pareti del succorpo della basilica, luogo di perenne e costante devozione dei fedeli,  nel quale, lungo la parete esterna (lungo la via che conduce al porto) è posta una lastra marmorea demandante ai posteri il luogo ove sono murate le spoglie del Santo. Infatti, la storia trasmette che, alla domanda posta a S. Antonino, in fin di vita, dove avesse piacere di essere sepolto, Egli rispose: “Né dentro, né fuori la Città”, il che pose i sorrentini in grande imbarazzo fino a quando, comparso in sogno al Vescovo dell’epoca, svelò egli stesso quello che sembrava un enigma.

In campo laico, giganteggia la figura di Torquato Tasso, la cui fama, dall’epoca del Grand Tour (seconda parte del XVIII secolo), ha avuto la funzione di grande richiamo per i visitatori, specie stranieri, specie l’albergo sviluppatosi nella costruzione ove ebbe i natali. Gli scritti e gli studi sul Poeta,perfino un’opera lirica, “Torquato Tasso”, di Gaetano Donizetti (nativo di Bergamo come la famiglia Tasso), dedicata alle Città di Bergamo, Sorrento e Roma e numerose incisioni ne sono la testimonianza.

Nel 1799, all’epoca della Repubblica Napoletana, nel nome di Torquato Tasso  Sorrento poté salvarsi: Il generale Macdonald, comandante dell’armata francese a Caserta alla conquista del Regno di Napoli, registrando la resistenza di Sorrento, rimasta fedele ai Borbone, inviò il gen. Sarazin con 1.500 uomini per sottometterla. La città da tre lati difesa dalle mura sui valloni e dal quarto per la sua altezza di 50metri sul mare, opponeva resistenza e si rifiutava di concordare di arrendersi. Al terzo invio del plotone per trattare la resa, dai bastioni di porta, partirono due colpi di cannone che uccisero due soldati e ferirono l’ufficiale alla guida ed iI generale francese decise di procedere alla distruzione della città.  Informati della suddetta decisione l’arcivescovo Mons. Silvestro Pepe, con una delegazione civica si recò…….in processione dal generale francese per convincerlo a desistere dal suo proposito e non riuscendovi, allontanandosi gli si rivolse affermando: “A lei la responsabilità di fronte al mondo di distruggere la città che ha dato i natali a Torquato Tasso”. A queste parole il generale cambiò idea e si convenne un risarcimento dei danni in ducati d’oro e con un ritratto del Poeta (realizzato in occasione della sua venuta a Sorrento ed in possesso della famiglia Spasiano, discendenti del Tasso, per avere la sorella di questi, Cornelia, sposato, in seconde nozze, uno Spasiano). Per tutto il periodo di occupazione il generale francese fede montare una guardia d’onore, in omaggio, al palazzo degli Spasiano.

Ancora, nel 1932, Sorrento subiva le conseguenze della crisi economico-finanziaria successiva al crollo di Wall Street del 1929. Il Podestà dell’epoca, il conte Francesco Garzilli, proclamò il 1933  “Anno Tassiano”, organizzando una serie di manifestazioni culturali, artistiche, sportive ed economiche, durante le quali fu restaurato il fonte battesimale nella chiesa cattedrale di Sorrento (dove era stato battezzato il Poeta) e fu apposta una lapide marmorea all’esterno del Museo Correale in ricordo dei molti ospiti illustri di Sorrento, con l’intervento del Principe ereditario Umberto di Savoia, del ministro De Marsico (che pronunziò  un eccezionale discorso) e di molti personaggi della cultura e dell’arte. Sorrento fu proiettata nel mondo, anche se con i mezzi della stampa di allora, e l’economia turistica si riprese.

 

Nino Cuomo

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