Sembra una piscina, la chiamano bio vasca

La foto che pubblichiamo è abbastanza chiara. Documenta lavori in un terreno  lungo Via Nastro Verde, la strada tra Priora e S.Agata nel Comune di Sorrento. Dall’immagine quello che sembra in corso di realizzazione è una piscina con un ambiente coperto ad uso  sauna o relax a pochi metri. Il tutto posto a servizio di una civile abitazione. Considerato che la zona è densa di case vacanza e B&B non si può escludere che l’obiettivo possa essere la creazione di una struttura extralberghiera dotata di servizi e confort  di livello. Si tratta di  lavori assentiti sia sul piano urbanistico, sia paesaggistico. In concreto  ci sono tutte le autorizzazioni  da parte della commissione comunale a ciò preposta e della Soprintendenza. La curiosità sta nel fatto che ciò che è stato autorizzato ha un nome diverso rispetto a ciò che appare. Infatti il titolo fa riferimento alla realizzazione di una bio vasca per la raccolta delle acque meteoriche, mentre l’ambiente attiguo è definito serra.  Tutto ciò forse perché consentire la realizzazione di piscine, in un territorio vincolato da una disciplina urbanistica rigorosa come quello della Penisola sorrentina, pone delle difficoltà, se non delle impossibilità, oggettive. Ma al tempo stesso si tratta di un servizio in grado di regalare un valore aggiunto che può  fare la differenza competitiva in un mercato, come quello del settore extralberghiero,  che diventa sempre più agguerrito.  Quindi, nel caso di specie, si parla di bio vasca. Il profilo che rende il tutto ancora più intrigante è che la bio vasca è realizzata per la raccolta delle acque meteoriche al fine di  consentire il riutilizzo delle stesse a fini agricoli. In altri termini, un privato decide di spendere un bel po’ di soldi per raccogliere le acque piovane con la creazione della bio vasca, seguendo un iter burocratico che è normalmente lungo e complesso, piuttosto che utilizzare l’acqua del rubinetto per innaffiare? C’è una evidente sproporzione tra costi sostenuti e benefici ottenibili. Inoltre,  quella che è chiamata bio vasca, al proprio interno, è dotata di luci. A cosa servono queste luci? Ad illuminare le acque piovane al fine di verificare se, le stesse, sono chiare o scure nelle notti buie e tempestose? Per non parlare dell’ambiente attiguo alla bio vasca definito come serra, quindi,  verosimilmente utilizzabile solo per piantare  pomodori o altri ortaggi. Rispetto a questa costruzione è legittimo avere qualche perplessità. E queste perplessità devono averle avute anche  i dipendenti comunali in forza all’Ufficio tecnico  e gli agenti della polizia municipale  che sono andati ad ispezionare l’intervento. Tanto è vero che hanno deciso di sospendere i lavori per approfondimenti e verifiche. Stavolta nella sua originalità si sono toccate vette fino ad oggi mai raggiunte. Anche se vi sono precedenti di tutto rispetto. Basti pensare alla vasca ornamentale autorizzata all’Artis domus in cui non sono mai stati visti pesciolini rossi, ma che è stata per un certo periodo pubblicizzata come piscina,  oppure all’analoga vasca presente a Villa Sabrina.  A questo punto non sarebbe preferibile autorizzare vere e proprie piscine da realizzare come Dio comanda piuttosto che ricorrere a questi espedienti?

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