Sul filo del rasoio: tra genio e follia! Riflessioni sulla serie Genius: Picasso

Lo scorso 10 maggio è andata in onda su National Geographic Channel, la prima puntata della serie Genius: Picasso. E’ evidente fin dai primi episodi, caratterizzati da una armoniosa sequenza di flashback tra i primi 40 anni e da questi alla morte, che lo scopo è di mostrare non solo il lato artistico ma anche quello intellettuale del protagonista, ricostruendone il carattere nonché la personalità declinata negli amori, nelle relazioni, nelle scelte lavorative e politiche. Ad interpretarlo un grandissimo Antonio Banderas che, con Picasso, condivide i natali a Malaga, in Spagna. Il titolo della seconda stagione della serie che, lo scorso anno, ha visto i riflettori puntati sul fisico Albert Einstein, palesa la natura dei personaggi illustri di cui racconta: Genius, geni! Lo stretto legame con la follia è inevitabile. Per creare grandi opere così come per le grandi scoperte scientifiche è necessario saper osservare con occhi diversi, saper guardare da altre prospettive, raggiungere il limite per poi tornare, essere capaci di pensare e di sentire in modo divergente. Per far nascere un’opera d’arte, dice Picasso, è necessario prima distruggerla, partire dal caos, danzare con fluidità tra i colori o “i non colori”, per ritornare alla potenza caotica che regala e che spesso lascia senza respiro. Questa riflessione si presta perfettamente come metafora dei processi psicoterapeutici, la strada è similare: caos, distruzione, oscillazione, creazione. Si parte dal caos ed al caos si ritorna in una veste nuova. Più che una nuova immagine di sé o una nuova struttura si rinasce con occhi nuovi, si impara a guardarsi ripuliti da vecchie sovrastrutture che non ci appartengono più, liberi di essere e di sentire. La serie ci racconta un uomo figlio del suo tempo, un tempo di guerre, di morte e distruzione, un tempo anche di rinascita. Ci descrive una personalità caotica, eretica, sfrontata. Incapace di restare confinata nei limiti delle regole sociali, del decoro e della morale. Un uomo per cui l’unica regola per dipingere è sempre stata quella di sovvertire i dictat, di raggiungere il limite, di sentirsi appassionato, desiderato, sempre. Dalla sua pittura si ravvisa un temperamento d’acciaio, ma al contempo, grande emotività, turbamento, conflittualità. Sicuramente un personalità complessa ed instabile, mossa da un desiderio quasi ossessivo di partorire “il quadro perfetto”. È stata questa enorme ambizione ad averlo reso un genio? O, piuttosto, è diventato vittima delle sue stesse pulsioni, vittima di un desiderio irraggiungibile, di un’ossessione? Possiamo trovare risposta, forse, proprio nelle sue parole: “Io volevo, tramite il disegno ed il colore, che erano le mie armi, penetrare sempre più affondo nella conoscenza degli uomini e del mondo, affinché questa conoscenza ci rendesse ogni giorno più liberi. Sì. Sono consapevole di aver lottato con la mia pittura come un vero rivoluzionario”. Tuttavia un uomo che ha sempre e solo guardato avanti. Quante volte noi stessi preferiamo ingranare la marcia, e non fare soste. Puntare un non si sa quale obiettivo, pur di non sentire. Dopo il trauma della morte prematura della sorellina Maria Conception, Picasso smette di voltarsi indietro, dopo un amore ce n’era un altro, più forte, più coinvolgente. Punto e a capo. Solo il suicidio dell’amico Casamages lo costringe, per un certo tempo a fermarsi e a guardarsi dentro, dando vita ad una fase artistica meravigliosa sebbene espressione di dolore e sofferenza ma che oggi conosciamo come Periodo blu. La serie si conclude con un addio struggente. Un ultimo flashback che, questa volta, vede il grande artista al centro delle relazioni più importanti della sua vita, dall’amico Casamages, passando per la prima moglie e le successive compagne, i figli, i nipoti. Tutti raccolti in un nostalgico brindisi estivo. Magistralmente descritto dalla voce narrante di uno dei suoi più grandi amori, Franḉoise Gilot: “mi scalda il cuore vedere l’uomo che ha sempre guardato solo avanti per tutta la sua vita, prendersi una pausa per guardare indietro, a ciò che è davvero importante. Forse alla fine siamo noi, il tuo dipinto perfetto Pablo”

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043

 

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