Uno gioco psicologico pericoloso, una donna provata, un bottino d’oro nelle mani di pericolosi impostori. È la sintesi della truffa che si è consumata, in settimana, a Piano di Sorrento, ai danni di un’anziana signora – pronta e lucida – troppo spaventata per rimanere in sé e riflettere sulle misure da adottare. Una telefonata interrompe la sua operosa mattinata. È un sedicente avvocato che le spiega come suo figlio sia stato coinvolto in un grave incidente d’auto. Miracolosamente, non ha riportato nessun danno fisico, ma i carabinieri lo tengono sotto stato di fermo perché non ha saldato le polizze dell’assicurazione. Si tratta di una somma di 3mila euro, da versare subito. L’uomo al telefono, poi, le annuncia che presto arriverà la chiamata delle forze dell’ordine. Puntuale, dopo qualche minuto, il telefono squilla. È un finto carabiniere che illustra, più o meno negli stessi termini, la questione. La signora, che una sprovveduta non è, chiede di parlare con il figlio, ma loro adducono nebulosi motivi per cui lui non può comunicare con la famiglia. Assicurano che la nuora è lì da loro, insieme a suo marito. I cellulari sono staccati. Intanto, la voce, attraverso la cornetta, paventa danni penali per il figlio della malcapitata e rimarca la situazione di estremo pericolo con la Giustizia. C’è solo un modo per sanare l’irreparabile condizione: sborsare 3mila euro. “Un incaricato verrà a prelevare i contanti”, spiega il raggiratore. Ormai la donna è nel panico. Non ha la disponibilità di tutto quel denaro liquido. Raccoglie gli oggetti in oro, ricordi di una vita, e li consegna nelle mani di un aguzzino in giacca e cravatta, distinto e rassicurante, che si presenta alla porta. L’uomo preleva i pezzi di valore e rilascia una ricevuta. Trascorre qualche ora. L’anziana signora riesce a mettersi in contatto con il figlio. Appena sente la sua voce tranquilla, rotola quel macigno che teneva sul cuore. Solo a quel punto, domanda al figlio come siano andate le cose. “Quali cose?”, chiede l’uomo, che ha trascorso una giornata “ordinaria”, a lavoro come in tutti i feriali. E lì si svela il piano criminale di una truffa in piena regola di cui non è stata vittima un’ingenua vecchietta ma una mamma devastata dal racconto di pericolo in cui è incorsa una delle persone a lei più care. Resta l’amarezza e la triste riflessione su quanto può costare, in termini psicologici ed economici, un raggiro poggiato sulla leva dell’emotività.