Un articolo per il pranzo gratis: blogger scrocconi nel mirino dell’opinione pubblica. E a Sorrento c’è chi si ribella alle recensioni di Tripadvisor

Un pranzo gratis a fronte di un articolo che decanta positivamente menù, location e servizio. No, non siamo di fronte al celeberrimo format di Alessandro Borghese, “4 ristoranti”, ma alla frontiera – nemmeno tanto recente, per la verità – che interessa, per lo più, i food-blogger e gli “influencer”. Ossia, giornalisti, professionisti, persone dello spettacolo (o che bazzicano tale ambito)  o semplicemente utenti del web (dotati di una buona dose di seguaci, i follower) che si occupano in generale della comunicazione inerente al cibo attraverso molteplici canali digitali.

A sollevare il caso, definendolo un “sistema marcio” è Lele Usai, chef stellato proprietario del ristorante “Il Tino” di Fiumicino. La storia è praticamente questa: lo chef riceve una mail da una food blogger, contenente una richiesta ben precisa di un pranzo per lei e altri 5-7 colleghi. E il conto saldato con una bella pubblicità al locale sui suoi canali social.

Un’offerta che viene decisamente declinata dallo chef: “Se vorrete venire ne saremo lieti. Ma sia chiaro, pagherete il conto come gli altri ospiti. Così sarete anche liberi quando racconterete l’esperienza sui vostri canali. Si chiama onestà intellettuale senza conflitti d’interessi”.

Lo scambio di mail, pubblicizzato sui social, solleva subito un polverone “nazionale”. L’iniziativa dello chef serve a squarciare il muro del silenzio, che spesso accompagna un sistema di pubblicità non sempre trasparente.

Sia chiaro: ci sono tanti ristoranti e tanti locali che “devono tanto” alla “viralità” dei post degli influencer, dei food blogger e degli utenti del web. Che, tante volte sono veri professionisti, con tanto di partita Iva, operatori della comunicazione che riescono a far “vivere” vere e proprie esperienze ai tanti follower. Tanti locali hanno fatto fortuna attraverso semplici foto e “storie” pubblicate proprio da chi – oggi – sembra sedere sul banco degli imputati. Ma è altrettanto vero che spesso i ristoratori, per restare al passo della “concorrenza”, sono quasi obbligati a scendere a patti con chi ha migliaia di follower, a piegarsi al do-ut-des del “pasto gratis uguale recensione positiva”.

Una storia che riapre, sotto certi aspetti, anche una tematica analoga: quella delle recensioni (celebri quelle su TripAdvisor). Vere, finte, “pompate”, autentiche o addirittura ritorsioni verso chi nega il privilegio dello “scrocco”? Probabilmente, come spesso capita in queste circostanze, la verità sta nel mezzo.

A Sorrento si segnalano, in tal senso, reazioni assai colorite su TripAdvisor di qualche ristoratore alle recensioni ritenute dalla scarsa autenticità (e pertanto negative). C’è chi è finito, più volte, a rimpinguare, a mo’ di eroe, le pagine social dei “commenti memorabili” per il linguaggio senza peli sulla lingua, spesso accompagnato da una “contraerea” di epiteti. Al di là dei rispettivi giudizi sulla forma, è una reazione ad un sistema che qualcuno inizia a rifiutare.

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