Una domenica sera con Recalcati. Spunti di riflessione sulla genitorialità

Domenica 15 luglio 2018. Nella splendida cornice di Villa Fondi a Piano di Sorrento, una terrazza gremita di persone attende, al calare del sole, Massimo Recalcati, psicoanalista, saggista e scrittore. Anche noi siamo lì per ascoltarlo dal vivo, dopo aver letto i suoi libri e averlo seguito in TV, dove,  attraverso il programma “Lessico famigliare”, ha portato la psicoanalisi sui piccoli schermi. Tanta gente ad accoglierlo, nonostante il gran caldo e sebbene sia una domenica sera d’estate, nonostante l’appena terminata  finale del Campionato Mondiale di calcio, nonostante la psicologia non sia spesso un settore da “grandi numeri”. Ad essere presenti non solo esperti del campo ma anche tanti genitori, destinatari principali di questa conferenza dal titolo “Il mestiere (impossibile) dei genitori”. Tanti gli spunti di riflessione offerti dallo psicoanalista in merito alla relazione educativa con i figli, non un vademecum o un manuale da seguire per essere un buon padre o una buona madre ma la considerazione di fondo che il buon genitore è quello che si mette in discussione, che di fronte al figlio, quello specifico figlio, si interroga e si tiene aperto ad una relazione con lui, accogliendolo per quello che veramente è e che vuole diventare. Non per quello che desideravamo noi adulti o che immaginavamo secondo le nostre più alte aspettative. Al centro del suo intervento dunque il tema della genitorialità, il mestiere più difficile del mondo, definito da Recalcati, nelle sue funzioni, attraverso il ricorso a tre piccole quanto potenti parole.

“ECCOMI”. La madre che accorre udendo il pianto del suo bambino. Il padre che prontamente aiuta il figlio a tirarsi su dopo essere inciampato con il pallone. I nonni che, nonostante i vari acciacchi dovuti all’età, si siedono sul tappeto a giocare con il nipotino per fargli sentire di meno l’assenza di mamma e papà, costretti ad allontanarsi per il lavoro. Queste alcune delle tante immagini in noi evocate dalla parola “eccomi”, per intendere la funzione materna (che non è sola della madre) in relazione al primo bisogno di un figlio: ricevere la presenza del genitore (o di chi per lui) e percepire il suo amore incondizionato. E’ attraverso questa via che il bambino non si sentirà solo e abbandonato.

“NO”. Forse la maggiore sfida per i genitori odierni, così lontani da quel “genitore-bastone” che, attraverso la sua autorità, si imponeva al figlio. Il rischio dei tempi attuali, lo sappiamo bene, è di essere scivolati sul versante opposto, quello dell’eccessiva iperprotezione che, togliendo ai figli la possibilità di scontrarsi con il limite, non consente loro di sentire di potercela fare nonostante questi, di scoprire di avere in sé la forza e le risorse necessarie per rialzarsi dopo un fallimento. Il “No” esprime la funzione paterna, quella che, ponendo il figlio di fronte alla consapevolezza del non potere tutto, dell’esistenza dell’impossibilità, lo aiuta a desiderare.

“VAI”. Terzo importante compito della genitorialità affrontato dallo psicoanalista. Assume un significato sempre più pregnante con la crescita del bambino, in particolar modo in adolescenza, quando diviene fondamentale che il ragazzo senta la fiducia del genitore nel fatto che possa aprirsi ad altri mondi possibili. “Vai” significa dunque lasciare andare il figlio riponendo fiducia in lui, in direzione di quelli che sono i suoi desideri e non di un nostro progetto su di lui. “Vai” è quella libertà che si può sperimentare positivamente solo quando c’ è stata l’esperienza precedente di una profonda accoglienza e presenza del genitore.

Saper esserci dunque, ma anche saper fare un passo indietro. Recalcati affronta il delicato tema del giusto equilibrio tra queste due tendenze, il saper oscillare della madre, tra la presenza e l’assenza, in relazione al bambino, cruciale per consentire ad entrambi la fondamentale esperienza della separazione, ai fini di un sano processo di sviluppo. A tale proposito, riportiamo a chiusura, proprio le sue parole: “se una madre resta anche donna, se cioè una madre non è tutta madre perché è anche donna, e donna vuol dire che ha un desiderio al di là del figlio (…) qualunque esso sia (…), il figlio è salvo”.

 

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043

Exit mobile version