UOMINI IN ATTESA La gravidanza dalla prospettiva paterna

In questa settimana fredda e piovosa che sa ancora ben poco di primavera, si è celebrata la
ricorrenza della festa del papà, figura genitoriale che nel corso dei tempi ha subito grossi
cambiamenti, connotandosi sempre meno in termini di rigida autorità e sempre più in una
dimensione affettiva, con il rischio talvolta di perdere di vista l’importanza anche delle regole nello
sviluppo e nell’educazione del bambino. Scriveva Sigmund Freud: «non riesco a pensare ad alcun
bisogno dell’infanzia altrettanto forte quanto il bisogno della protezione di un padre», a rimarcare la
sua importante funzione di cura oltre a quella di favorire l’interiorizzazione delle norme sociali.
Spesso si tende a considerare secondario il ruolo del padre o ad immaginare che la sua funzione
diventi rilevante quando il bambino avrà raggiunto una maggiore autonomia. Certamente il legame
del figlio con la madre è più immediato: a favorirlo, il fatto che il bambino cresca nel grembo
materno e che sia quest’ultima a prendersi principalmente cura dei suoi bisogni nelle prime fasi
della vita. Il bambino si fa spazio nel corpo della madre e parallelamente si crea in lei anche uno
“spazio mentale” in cui cominciare a rappresentarsi il figlio e il proprio essere madre. L’uomo non
vive direttamente le modificazioni corporee dovute alla gravidanza, vi assiste e gli vengono
raccontate, ma anche in lui, dal momento in cui sa che verrà al mondo un bambino, l’idea del figlio
comincia a crescere dentro in una sorta di “gravidanza mentale”. E’ fondamentale che il rapporto
padre-bambino cominci a strutturarsi fin dalla gravidanza, attraverso un coinvolgimento attivo del
padre, da parte della futura mamma, in quel turbinìo di emozioni che connota questo magico
periodo. Le visite ecografiche costituiscono in questo senso un’opportunità per i padri di stabilire
quanto meno un contatto visivo con ciò che le madri possono invece già sentire dentro di loro,
diviene pertanto importante che si rendano partecipi in questi momenti. Alcune ricerche si sono
incentrate proprio sullo studio dei meccanismi tipici della gravidanza dalla prospettiva dei papà, a
partire dalle reazioni alla sua scoperta: un leggero “senso di panico” pare generalmente connotare
tale momento e ciò sembra sia dovuto al fatto che i futuri papà si proiettino direttamente, non
vivendo personalmente le trasformazioni fisiche della gravidanza, al momento della nascita del
bambino e a tutti i cambiamenti che interverranno, chiedendosi se ne saranno all’altezza. Ci si
interroga su che tipo di padre si vorrà essere, mettendo a confronto l’esperienza di relazione con il
proprio padre con i modelli di paternità più attuali, osservati nella propria cerchia sociale o proposti
dai media. Un interessante studio condotto dall’Università del Michigan e pubblicato sull’
American
Journal of Human Biology
nel 2005, ha dimostrato che anche nell’uomo intervengono alcuni
cambiamenti ormonali durante la gravidanza della compagna: si rileva in particolare l’aumento di
ossitocina, prolattina e estradiolo che ha quale effetto quello di ridurre l’aggressività virile e
accrescere la dimensione emotiva e affettiva, predisponendo così a prendersi cura della madre e del
bambino. Padri meno spettatori che attendono “in panchina” il loro turno e madri che si sentono più
sostenute fin dalla gravidanza: questo è l’ideale a cui tendere, e a trarne beneficio è non solo la
relazione con il bambino ma anche il rapporto di coppia che non finisce sullo sfondo ma si
arricchisce e completa nel passaggio dalla diade alla triade.
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331
7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043