L’atteso sequestro di stamane, operato a seguito dei dettagliati esposti del WWF Terre del Tirreno e dei VAS su disposizione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, se nulla ha potuto contro la trasformazione già operata del vecchio rudere, ha però salvato le sorti del pittoresco vallone, su cui svettano possenti e secolari querce, bloccando, per ora, la radicale “bonifica” del costone tufaceo con l’estirpazione della vegetazione. Per rendere fruibile l’edificio ristrutturato si sarebbero infatti dovute consolidare tutte le parti della falesia con intervento di integrazione muraria, suggellatura con malta, chiodature, reti e roba simile. Il vallone sarebbe stato completamente snaturato! Se a questo uniamo gli indispensabili accessori per la “fruizione del mulino” quali servizi igienici, smaltimento reflui, opere provvisionali, ecc., nonché quelli necessari alla gestione, quali illuminazione, camminamenti, tavoli, sedie, panchine, ombrelloni, si comprende bene il rischio complessivo a cui si intendeva esporre il sito.
A distanza di mesi dal primo documentato esposto del WWF, oggi, si capisce bene che non di restauro o di ritorno ad un romantico passato come si voleva far credere si trattava ma di una vera e propria urbanizzazione di un sito di grandissimo pregio naturalistico, storico e ambientale.
Il WWF ha di recente censito esemplari unici e affascinanti di querce che sopravvivono da oltre due secoli sul ciglio del vallone. Tra questi un Leccio (Quercus ilex) in particolare che, per forma e dimensione, si colloca di certo ai primi posti tra gli Alberi Monumentali dell’intera provincia!
Claudio d’Esposito – Presidente WWF Terre del Tirreno