Ci piace riavvolgere il “nastro” partendo dal finale. Da quel foglietto esibito dinanzi alle telecamere. Un pezzo di carta in cui Salvatore Cappiello ha scritto il nome del suo successore. Di colui che vorrebbe con noi a chiacchierare nel salotto di “In Vino Veritas”.
Il resto?
46 minuti piacevoli in cui si alternano discorsi, racconti, giudizi, silenzi, battute e sorrisi. Tante le cose dette, ma non solo. Perché il “cappiellese” è un linguaggio che non si compone solo di parole, ma anche di gesti, sguardi e mimica facciale.
Il “cappiellese” ci riporta indietro nel tempo. Ad una politica diversa.
Più bella?
Più brutta?
Semplicemente diversa.
Buona visione.
Johnny Pollio